ORA SANTA GUIDATA DA DON MINUTELLA

18 febbraio 2021

Figlio mio, vedo il tuo cuore stanco, assai provato dai travagli della vita. Vieni, desidero condurti con me nel deserto dove, per quaranta giorni e quaranta notti, ho sostenuto la lotta contro satana, la battaglia contro l’unico tentatore. Israele, il popolo che il Padre aveva scelto fra tutti i popoli della terra, no perché fosse un vero popolo, anzi, era un non popolo, una tribù nomade, il più piccolo tra i popoli della terra – e così è lo sguardo del Padre mio, si posa sui piccoli, sugli ultimi, su ciò che il mondo scarta, su ciò che il mondo ritiene niente – Israele, dunque, fu condotto nel deserto per quarant’anni. Quarant’anni sono quasi un’intera vita. E in questi quarant’anni Mosè ha dovuto resistere ai lamenti continui, alle mormorazioni, alla mancanza di fede degli Ebrei. Essi avevano veduto il mare aprirsi ed erano testimoni oculari, come dite voi, dei grandi prodigi in Egitto. Avevano cantato “il nostro Dio ha gettato cavallo e cavaliere in mare aperto” e ora, immersi nelle lande solitarie del deserto, essi mormorano, dimenticano i grandi benefici di Dio e perdono la fede. Così, da subito, Israele ha fallito. Per questo, io sono andato nel deserto, per vincere il tentatore sulle stesse prove che il popolo eletto non aveva superato. Vieni, guarda, ascolta il silenzio profondo che c’è nel deserto, interrotto soltanto dai soffi del vento che s’incunea tra le rocce appuntite, tra i cunicoli di pietra dove rifugiarsi quando, di giorno, il sole brucia tutto.Silenzio profondo accompagnato dal rumore del vento. Guarda il tuo Maestro che prega, e impara. Trova nella preghiera, anche tu, la forza per resistere al diavolo. Non confidare, come hanno fatto i padri nel deserto, nelle tue forze… non ci riusciresti. E impara questa somma verità: chiunque vorrà entrare nella terra promessa che è il paradiso, dovrà peregrinare per tutto l’arco della vita nel deserto della prova. Puoi trovare chi contesta l’agire di Dio, chi lo rifiuta, ma allora, la sorte è di rimanere schiavi in Egitto sotto il potere del faraone, che è satana. Invece, entrare nel deserto, decidere di inoltrarsi tra le lande solitarie e camminare con fede lungo la rotta del cielo è già una garanzia di salvezza. Ama, pertanto, questo deserto della vita che ti mette alla prova, impara a gustare di più la consolazione che non il conforto spirituale. Non ti attaccare alle consolazioni celesti ma ama il deserto. Non cercare a tutti i costi il conforto poiché, per permissione divina, sarai continuamente provato nel buio della fede, nel silenzio del deserto interrotto solo dal soffio dello Spirito. Sarai provato in molti modi per essere spogliato di te stesso, per distruggere l’inclinazione del tuo cuore al male, per rivestirti delle vesti della luce e della grazia. Sta’ certo, non si consumeranno i tuoi sandali, camminerai per aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi ma nessun male si abbatterà su di te solo se tu, imitando il tuo divino Maestro, volgerai lo sguardo al cielo, a Dio, e lo invocherai con una sete del cuore maggiore della sete delle labbra e del corpo.E, nell’alternarsi faticoso dei giorni da me trascorsi in preghiera nel deserto, le ore più calde e più pesanti mettevano una grande arsura ma, in verità, il deserto al quale ti chiamo è quello in cui sperimenterai non l’arsura di acqua ma l’arsura di Dio. Tieniti pronto, inoltrati nel deserto, sarà sempre meglio di rimanere schiavo in Egitto.Nel deserto il tuo cuore è purificato, nel deserto la tua anima è svincolata da tanti impedimenti dei quali non sei neanche cosciente. Nel deserto si risveglia in te il bisogno dell’essenziale. Nel deserto scopri l’inutilità del superfluo che ti soffoca e ti fa credere di avere mille bisogni rivelatisi, poi, effimeri. Nel deserto io parlo al tuo cuore. Nel deserto vinci la dissipazione che crea caos nella mente, che crea turbamento nel cuore; nel deserto trovi la pace poiché cerchi soltanto Dio.Le notti stellate servivano al tuo Maestro per celebrare la tenerezza del Padre e poi, il giorno, quando il vento soffiava forte e la terra sembrava entrare negli occhi, nelle narici e bisognava che io mi coprissi col mantello datomi da mia Madre… oh, quel mantello così a me caro! In quelle ore, in quei giorni ho sostenuto per te la grazia di essere liberato da tutto ciò che non ti serve. Puoi solo, nuovamente, cercare tu l’effimero ma bada bene, bada con attenzione a non attaccare il tuo cuore a ciò che è transitorio; nel deserto impara a vivere di ciò che è essenziale, è questo il cammino della fede: tenere gli occhi rivolti a Dio. Quante preoccupazioni hai, quanta agitazione c’è, talora, in te… come se tutto ruotasse intorno a te. Come ti avvilisci facilmente quando le cose non vanno con i tempi e le modalità che tu stabilisci. Chè, in verità, figlio mio, proprio nel deserto ti attendo per svelarti ciò che sei realmente e non ciò che continui, ostinatamente, a credere di essere. Ed è allora, quando ti scopri così come sei – e ciò può avvenire soltanto transitando nel deserto – che io posso riempirti della mia grazia. I rumori del mondo, il chiasso della società che ti circonda, le mille parole menzognere dei potenti della terra, le ansie dovute alle contingenze storiche rischiano di atterrarti. Perciò dico a te ciò che per mezzo del profeta Osea è detto a Israele: “ecco, ti attiro nel deserto per sedurre il tuo cuore”. Ti attiro nel deserto dove, nella quiete interiore, la nube luminosa ti avvolgerà e tu sarai trafitto, fino in fondo, dal desiderio di Dio. Questo ti ho regalato andando, io per primo, nel deserto: il desiderio di Dio. Ho avuto fame, per questo il tentatore mi proponeva di cambiare le pietre in pane, per darti la fame di Dio. Ho avuto sete, parecchia, e ho resistito a lungo nel non bere perché tu potessi essere raggiunto dalla sete di Dio, dalla sete del cielo, dalla sete del paradiso. Non sono le pietre che dovevo convertire – ciò sfuggiva a satana – ma il tuo cuore; per questo mi sono recato nel deserto e per questo ti reco con me nel deserto.Nel deserto dove mi troverai verrà a raggiungerti il tentatore. Egli che ha perduto Dio per sempre, farà di tutto per impedirti lo slancio verso di me. Il diavolo si frapporrà, in ogni modo, tra te e me, tra il tuo cuore che ha fame di Dio e il mio Cuore che vuole saziarti. Satana vuole, in tutti i modi, impedire che tu progredisca nella vita della grazia; per questo sarai tentato in molti modi. Non aver paura, figlio mio, guarda al tuo Maestro che, ritto in piedi sebbene sfiancato dal lungo digiuno, con la sua veste bianca, i sandali ai piedi e il lungo mantello per coprirlo dalle tempeste di polvere e dell’arsura del sole fronteggia l’antico avversario: “se tu sei il Figlio di Dio comanda che queste pietre diventino pane. Vattene, satana! Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Se tu sei il Figlio di Dio, gettati giù. Verranno i santi angeli a prelevarti. Vattene, satana! Sta scritto: non tentare il Signore Dio tuo”. E, tra la prima e l’ultima tentazione, in mezzo quella del potere. “Vedi questi regni della terra, sono tutti miei. T’imploro: gettati ai miei piedi, riconoscimi Signore ed io ti darò il potere, la fama, i soldi, il successo, la gloria”. Queste sono le articolazioni strategiche con cui il tentatore ha condotto Israele nel deserto alla mormorazione e mediante cui tiene prigioniere le anime. Ma tu rifugiati nel Maestro, resisti alle lusinghe del mondo, ai piaceri mondani, ai richiami carnali, alla concupiscenza del mondo. Vinci contro ogni desiderio e fama di potere mondano rimanendo unito a me. Io ho vinto per te, tu vincerai in me. E certo, figlio mio, nelle lunghe ore delle interminabili giornate vissute nel deserto, quante volte il mio Cuore è andato a Maria mia Madre. Sì, occorre che tu lo sappia giacché so quanta confidenza innata e spontanea – poiché anche tu sei piccolo – riponi in mia Madre. Sì, io ho trovato forza nel pensarla proprio nei momenti di maggiore prova e di aridità. Il mio Cuore la chiamava: Madre! Era come se il vento caldo, arido del deserto, portasse ogni volta la mia invocazione, spalancando le umili imposte della casa di Nazareth per raggiungere il Cuore di mia Madre. Ella, in preghiera, nel suo deserto continuo, è stata la mia gioia, la mia consolazione. Anche tu nel deserto che dovrai conoscere per approdare alla terra promessa del cielo, sappi trovare nel ricordo continuo di Maria la pace e il conforto per avanzare e vincere sulle tentazioni di satana.Imitando me, Carlo l’ardente, ha lasciato la Francia, ha messo sotto i piedi il potere mondano. Ha voltato le spalle ad una carriera brillante, ad un futuro luminoso sulla terra. È arso di quella fame e sete di Dio che io dispenso nel deserto alle anime che mi cercano. È andato via dalla terra opulenta di Francia e si è inoltrato nel deserto. Il piccolo fratello Carlo nel deserto del Sahara ha come rivissuto l’esperienza dei monaci antichi. Oh, avessi tu potuto vederlo in una capanna costruita alla meno peggio! Sembrava divenire, anche lui, un beduino del deserto, un vagabondo; in realtà è stato un affamato di Dio. Trascorreva tante ore davanti l’Eucaristia; il suo cuore ardeva d’amore durante le aride giornate e nelle amabili notti stellate… solo con il Solo. Pieno di fede ha voluto sperimentare il deserto e ha conosciuto il mio amore. Egli è stato ucciso da coloro che beneficiava ma, in realtà, il cielo aveva risposto ad un suo ardente desiderio: coronare col martirio la sua vita raminga in cerca dell’Assoluto. Ché il piccolo fratello Charles, dal cielo, dai deserti sconfinati della pace e della gioia del paradiso ti sia di sprone.Ti benedico.

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